Premessa necessaria

Questo articolo presenta contenuti e storie pesanti sulla droga, i quali potrebbero urtare la sensibilità di alcune persone facilmente impressionabili. Per questo motivo ho deciso di rendere il contenuto fruibile in due diverse modalità.

In questo articolo, pubblicato qui su Medium, infatti, troverete foto con censure o immagini meno pesanti, mentre un’altra versione senza censure sarà disponibile iscrivendosi alla mia newsletter o contattandomi su Instagram. Si tratta di immagini di aghi, punture, tossicodipendenti in situazioni di disagio e ferite derivate dall’utilizzo di determinate sostanze, per essere chiari sul suo contenuto.

Ritengo a prescindere fondamentale informare della pericolosità e delle conseguenze nell’utilizzo di tali sostanze, oltre che dell’esistenza di situazioni di degrado del genere. Cercherò di essere il più delicato possibile e prometto in anticipo che eviterò di evocare immagini pesanti e contro la vostra volontà. Nel caso questa premessa fosse percepita come non rispettata, mi scuso, non era di mia intenzione.

Kensington: il Walmart della droga negli USA

Chi di voi ha visto Rocky avrà di sicuro in mente la Mighty Mick’s Gym a Philadelphia. Per chi invece non l’avesse mai visto, vi basti pensare ad una costruzione d’angolo dalla forma triangolare e dai mattoni rossastri, affiancata dai binari sopraelevati della metropolitana di Philadelphia.

Premessa necessaria

Questo articolo presenta contenuti e storie pesanti sulla droga, i quali potrebbero urtare la sensibilità di alcune persone facilmente impressionabili. Per questo motivo ho deciso di rendere il contenuto fruibile in due diverse modalità.

In questo articolo, pubblicato qui su Medium, infatti, troverete foto con censure o immagini meno pesanti, mentre un’altra versione senza censure sarà disponibile iscrivendosi alla mia newsletter o contattandomi su Instagram. Si tratta di immagini di aghi, punture, tossicodipendenti in situazioni di disagio e ferite derivate dall’utilizzo di determinate sostanze, per essere chiari sul suo contenuto.

Ritengo a prescindere fondamentale informare della pericolosità e delle conseguenze nell’utilizzo di tali sostanze, oltre che dell’esistenza di situazioni di degrado del genere. Cercherò di essere il più delicato possibile e prometto in anticipo che eviterò di evocare immagini pesanti e contro la vostra volontà. Nel caso questa premessa fosse percepita come non rispettata, mi scuso, non era di mia intenzione.

Kensington: il Walmart della droga negli USA

Chi di voi ha visto Rocky avrà di sicuro in mente la Mighty Mick’s Gym a Philadelphia. Per chi invece non l’avesse mai visto, vi basti pensare ad una costruzione d’angolo dalla forma triangolare e dai mattoni rossastri, affiancata dai binari sopraelevati della metropolitana di Philadelphia.

Sarebbe molto bello poter parlare di un luogo turistico per la sua immagine e storia cinematografica, come lo sono tanti altri in giro per il mondo, ma non è così. Girare per quelle strade o semplicemente guardare dei video su internet fa capire subito la natura che quel quartiere ha assunto: un vero e proprio simbolo del degrado sociale che gli Stati Uniti affrontano da anni.

Kensington è uno storico quartiere a nord della città più grande della Pennsylvania, nato negli anni ‘30 e da sempre centro abitativo e lavorativo operaio della città. Bastarono poco più di vent’anni, a causa della deindustrializzazione dell’area, per rendere il quartiere una zona con un alto tasso di disoccupazione, degrado e abbandono degli immobili.

Non è questa però la botta più grossa che il quartiere operaio incassa. Per essa bisognerà aspettare un’altra ventina di anni, fino al 1968, secondo il Philadelphia Inquirer. È proprio in quell’anno che un silenzioso mostro inizia ad aggirarsi per le vie di Kensington, conquistando sempre più terreno e anime per sé.

Stiamo parlando della droga e tutto il mondo che le si crea attorno. Il mercato delle sostanze stupefacenti colma pian piano il vuoto economico della zona, rendendola con il tempo un vero e proprio mercato a cielo aperto.

Dapprima si parla di cannabis e cocaina, poi crack, poi ancora eroina ed infine fentanyl e tranq. Un’escalation sempre peggiore di morte e diffusione di sostanze che non fanno altro che distruggere il quartiere e gli interi Stati Uniti alle sue spalle.

Quello che ai vostri occhi potrebbe sembrare una - seppur terribile - semplice piazza di spaccio come tante altre in giro per il mondo e per gli stessi States, è invece il vero e proprio epicentro di tossicodipendenza dell’intero stato a stelle e strisce, e forse del mondo intero.

Stiamo parlando di un’area il cui business di traffico illegale supera, secondo il governatore della Pennsylvania Josh Shapiro, il miliardo di dollari, seppur considerando che il reddito mediano del quartiere stia sotto ai 17 mila dollari all’anno (quello degli Stati Uniti arriva a 69 mila dollari).

Ma come fa un quartiere operaio degli anni ‘30 ad essere tutto ciò?

Un mercato senza rivali

Uno dei maggiori motivi a cui possiamo ricorrere è quello puramente economico.

Infatti Kensington (e più in generale Philadelphia) rappresenta uno snodo commerciale fondamentale per i cartelli messicani, in particolare quello di Sinaloa.

Gli esperti ritengono che la maggior parte della droga, prevalentemente sostanze oppiacee, venga coltivata in Sudamerica, prodotta e lavorata nel nord-ovest del Messico e contrabbandata a nord tramite camion che trasportano merci.

Philadelphia diventa quindi uno snodo importantissimo per il commercio dei cartelli, che proprio nel quartiere di Kensington vendono prodotti di una purezza nettamente superiore rispetto ad altre città, con prezzi esageratamente inferiori. Basti pensare che per anni l’eroina venduta a Kensington era talmente pura (92% in alcuni casi) da poter essere sniffata.

È così che si forma un vero e proprio turismo della droga, con persone che vengono da tutte le parti degli States attratte dai prezzi bassi e dall’alta qualità. Un turismo senza via d’uscita, dal momento che è molto più facile entrarvi che uscirne, ma tanto esteso da venire definito dal New York Times come un vero e proprio “Walmart della droga degli Stati Uniti”.

La gente del luogo parla addirittura di distribuzioni di campioni gratuiti di sostanze ai tossicodipendenti, giusto per fare la gravità di una situazione sociale e urbana del genere.

La situazione nel resto degli States

La questione però non si limita a Philadelphia. Un altro centro di spaccio di notevole importanza può essere localizzato nell’area metropolitana di New York, in particolare nelle zone di Uptown (a nord di Manhattan) e nel Bronx.

Gli inquirenti parlano di 3’100 morti di overdose solo nel 2022, il cui 80% sarebbe causato proprio dal fentanyl.

In generale si parla di milioni di vittime registrate negli ultimi anni, 1 ogni 5 minuti se guardiamo le statistiche. Sono numeri spaventosi, cresciuti più di 50 volte negli ultimi 13 anni e facilmente paragonabili, ad esempio, ai decessi dovuti al Coronavirus.

Gli zombie d’America

Le storie che si sentono nelle strade di Kensington e delle altre piazze di spaccio sono tristemente sempre molto simili. Si parla infatti spesso di malati cronici, vittime di incidenti ed ex militari feriti in missione. Tutti quanti, una volta avviate le cure con dolorifici a base di oppioidi, entrano in un tunnel di dipendenza da cui è molto difficile uscire, o addirittura si lanciano a vuoto in un mercato nero senza scrupoli e controlli, spesso perché impossibilitati a pagare le dosi del mercato legale.

È così che le strade si riempiono con una costanza allarmante, placata soltanto dall’esorbitante numero di vittime che overdosi e dosi tagliate male a fini di maggior lucro mietono, trascinando gli Interi Stati Uniti in un baratro considerato ora più che mai come un vero e proprio problema nazionale.

Stiamo parlando di circa 75’000 tossici dipendenti da oppiacei nella sola contea di Philadelphia, la cui maggior parte si dirige quotidianamente proprio a Kensington proprio per alimentare la propria dipendenza, rendendola sempre di più una vera e propria zombieland in stile holliwodiano.

Perché “zombieland”?

Giornali, riviste e report parlano spesso di Kensington, Philadelphia ed oppiacei collegandovi una parola che risulta quasi ridondante: zombie.

Questo perché girando in quelle strade sembra davvero di trovarsi in un film horror, sia per l’evidente e drammatica situazione di degrado, che per l’effettivo aspetto estetico della gente che vi si incontra.

Le immagini sono forti, spesso addirittura impossibili da percepire come vere. Parliamo di aghi in ogni dove che paiono essere tutt’uni con l’asfalto, come di tende (per i più fortunati) o accampamenti improvvisati ma permanenti in ogni angolo.

Il fatto è che purtroppo le immagini non si fermano qui. Vanno oltre.

È facile girare per strada e incontrare, in pieno giorno e sotto la luce del sole, persone intente a bucarsi collo, braccia e altre parti del corpo con aghi di dubbia provenienza, quanto vedere, nei casi più tragici, vere e proprie overdosi come niente fosse, ai cigli di strade trafficate.

Il tutto è gestito da gruppi criminali che ormai hanno il completo controllo della zona, minacciando abitanti e forze dell’ordine in una maniera tanto frequente che ormai chiunque ha paura anche solo di avvicinarsi a quelle zone.

Le immagini più forti e spaventose sono però quelle dei tossici più nel baratro, distrutti fisicamente, annientati psicologicamente e a volte anche squarciati nella pelle dagli effetti collaterali delle sostanze che ormai assumono senza più coscienza.

È facile imbattersi per strada in persone sotto improvviso effetto, a causa della potenza e dell’immediatezza di esso. Questo li porta, nel caso dell’utilizzo di fentanyl, ad una paralisi totale, come fosse una sonnolenza randomica e incontrollata sul ciglio della strada. Le persone risultano in piedi e immobili (o tramortite a terra), spesso con il capo o tutto il corpo chini verso il basso, dondolanti e con lo sguardo completamente perso nel vuoto chissà per quanto.

Sono immagini impressionanti e tutt’altro che rare, dal momento che si può assistere a scene del genere in qualsiasi angolo di tali zone. Vi lascio qualche immagine e qualche video anche solo per rendervi conto dello scenario.

Di che sostanze stiamo parlando?

Avete presente il cantante Prince? Ecco, lui è solo uno delle milioni di vittime del protagonista di questo articolo: il fentanyl.

Il fentanyl è un oppioide venduto come antidolorifico con i nomi di Actiq, Durogesic e Sublimaze, assumibile tramite cerotti, lecca-lecca, pastiglie e più raramente tramite iniezioni.

La sua popolarità in ambito medico, soprattutto negli Stati Uniti dove è ancora più facilmente reperibile, è dovuta alla sua superiore efficacia rispetto ad altri antidolorifici.

Stiamo infatti parlando di un farmaco che, a parità di dosaggio, risulta circa 100 volte più potente della morfina, e che se assunto nelle dimensioni di una normale aspirina potrebbe uccidere un uomo adulto.

Assumere, inoltre, frequentemente il fentanyl per lunghi periodi causa una crescita della tolleranza fisica per esso, causandone una maggiore assunzione nel corso del tempo per mantenere costanti gli effetti. È come se il corpo si abituasse pian piano all’assassino che lo sta uccidendo, chiedendone sempre di più per paura di sentire allentata la morsa mortale.

La macabra evoluzione: il tranq

Potremmo fermarci qui e sarebbe già un gigantesco problema, ma purtroppo la gravità di queste sostanze non si limita al fentanyl.

Il fatto è che uno dei problemi maggiori per i dipendenti da oppioidi è che non sanno mai cosa stanno effettivamente comprando, finendo per acquistare, nella disperazione, sostanze tagliate male a vantaggio delle tasche dei cartelli.

È qui che entra in gioco la xilazina, un potente sedativo e analgesico usato in ambito veterinario e non approvata per utilizzi umani che i cartelli da qualche anno hanno imparato a mischiare con il fentanyl.

I vantaggi della xilazina per i cartelli messicani sono molteplici, tanto che, secondo la DEA, dal 25% al 90% del fentanyl presente in questo momento sul mercato sarebbe tagliato proprio con la xilazina.

Essa infatti è nettamente più economica (a volte arriva addirittura a costare 6 euro al chilo) e allunga l’effetto del fentanyl, facendolo assomigliare sempre di più all’eroina. Il prodotto che ne esce fuori è il tranq o tranq dope, un vero e proprio veleno incontrastabile che semina ancora più terrore nei distretti di polizia statunitensi.

Effetti collaterali

L’aggiunta di xilazina al già terribile fentanyl causa problemi cardiovascolari, renali, polmonari ed epatici (solo per citarne alcuni) anche immediati a chi ne fa uso.

È così che le persone sotto effetto, sia per le strane posizioni assunte che per gli effetti polmonari della xilazina rischiano di soffocarsi senza nemmeno accorgersene, respirando affannosamente o soffocandosi da sole.

Il problema più evidente del tranq è però quello legato ai tessuti cutanei dei suoi utilizzatori: la xilazina infatti causa lacerazioni cutanee, ferite non rimarginabili e infezioni che portano alla morte delle cellule e alla conseguente amputazione degli arti.

Questo è causato dai problemi cardiovascolari dal essa causati, che finiscono per rendere anche solo brufoli, piccole ferite e aghi da iniezione irreparabili, che spesso degenerano in veri e propri squarci cutanei che si propagano nel corpo senza sosta.

Inoltre la xilazina aggiunge un ulteriore problema che allarma i soccorritori e le forze dell’ordine: attualmente non è contrastabile.

Infatti, mentre l’effetto del fentanyl può essere contrastato e fermato da sostanze come il naxalone, fino ad ora non sono ancora state approvate sostanze in grado di fermare l’effetto della xilazina. È così che un soccorso tempestivo a base di naxalone risulta a volte addirittura inutile, dal momento che la xilazina prosegue il suo mortale lavoro indisturbata.

E ora?

Com’è però la situazione in questo momento? Che si sta facendo per fermarla? E… soprattutto, è un problema solo a stelle e strisce?

Cosa hanno fatto gli Stati Uniti fino ad ora?

La risposta politica degli Stati Uniti non si fa attendere, nonostante sia un problema troppo grosso per essere risolto con semplici stanziamenti di fondi.

Nel corso degli anni i governi americani - in particolare quello di Obama e quello di Biden - hanno stanziato fondi e promesso un sempre maggiore impegno nel contrasto della circolazione di queste sostanze, oltre che di aiuto dei tossicodipendenti sul suolo americano.

La Food and Drug Administration governativa degli Stati Uniti ha anche avviato un piano per controllare con maggiore severità le importazioni e il commercio di xilazina, nonostante sia un processo lungo e altamente complesso. I report parlano di obiettivi di riduzione del 15% delle morti per queste sostanze entro il 2025, ma sono risultati impensabili fin quando non si avrà trovato un farmaco in grado di contrastare efficacemente la xilazina.

In generale nel corso degli anni ci si è anche soffermati sulle responsabilità legate al settore farmaceutico, con condanne e patteggiamenti.

Tra organizzazioni e forze dell’ordine si lotta sempre di più anche per centri di scambio aghi e stazioni di iniezione. Da una parte si parla di centri di volontariato che scambiano aghi usati (e quindi potenzialmente portatori di HIV e altre malattie infettive) con aghi nuovi e puliti, mentre dall’altra dei veri e propri centri medici che analizzano i pazienti e gli aiutano al fine di non assumere dosi mortali, sostanze tagliate male o cadere in altre pericolose problematiche dovute all’inconsapevolezza degli utilizzatori.

Si tratta in generale di organizzazioni volontarie volte al contrasto di overdosi e morti di altro tipo. Certo, non sono una soluzione al fine di contrastare le dipendenze, ma risultano secondo alcuni studi ben più efficaci di altri metodi più frettolosi e ambiziosi.

La situazione nel resto del mondo

È di fine maggio del 2023 la notizia del primo morto di xilazina in Europa, un uomo 43enne di Londra, deceduto per un mix letale di eroina, xilazina, cocaina e fentanyl.

In generale però, anche analizzando i dati corrispondenti alla situazione italiana ed europea, possiamo notare come il Vecchio Continente risulti ancora indietro in questi termini. In questo momento, secondo gli esperti e gli addetti al settore, il fentanyl risulta solo in rarissime e minute quantità mischiate con altre sostanze, mentre i problemi maggiori si riscontrano ancora con sostanze come crack ed eroina.

Questo però non è riconducibile ad un’assenza attuale e futura di tali sostanze anche in Europa, quanto ad una se vogliamo fortuita arretratezza dal punto di vista degli stupefacenti e degli oppioidi.

Possiamo comunque localizzare la maggiore produzione di oppiacei in luoghi come la Cina (fortemente indebolita dai dazi americani degli ultimi anni), l’Afghanistan e, in larga crescita negli ultimi periodi, il Myanmar.

È così che, mentre negli Stati Uniti i prodotti stupefacenti provenienti dall’Asia sono in pieno controllo dei cartelli messicani di Sinaloa e Jalisco, in Europa il tutto è gestito in gran parte dalle mafie italiane.

Esiste una “Kensington Avenue” in Italia?

Le immagini di Kensington Avenue nel corso di questo articolo risultano forti e toccanti, e possono mettere in testa una semplice quanto doverosa domanda: esiste un posto del genere anche in Italia?

Esattamente come Kensington Avenue probabilmente o quasi sicuramente no, almeno non per l’importanza e la fama che la capitale dello spaccio statunitense ha raggiunto degli anni.

Allo stesso tempo può essere, ad esempio, degno di nota il bosco di Rogoredo sotto l’omonima stazione di Milano, considerata tuttora da molti, nonostante i tentativi di pulizia fatti negli anni, una delle capitali italiane ed europee dello spaccio.

In generale si parla sempre e comunque di morti e di una situazione che sta mettendo in ginocchio gli Stati Uniti e minaccia di fare altrettanto con il resto del mondo.

“Richiedere a qualcuno di smettere di usare la xilazina prima di aiutarlo è solo un’altra aspettativa irrealistica che ci porta allo stesso punto:” afferma uno dei tanti operatori intervistati nel corso degli anni dalle varie testate giornalistiche “che significa più persone morte”.