Ise guzarane do! Ise guzarane do!
Sono queste le poche parole che si riescono a percepire nel caos di una delle tante confusionarie vie di Paharganj, a Nuova Delhi. Il frastuono dei clacson è assordante, tanto quanto i fischi dei poliziotti e il costante vociare delle persone in attesa di uscire da quell’immobile casino di veicoli e persone, magari per tornare a casa per cena prima che faccia buio.
La strada è gremita di risciò a pedali o a motore, piccoli motocicli, rombanti Apecar e motociclette stracariche di pacchi saldamente tenuti in sicurezza quasi per miracolo, tanto che è difficile osservare il marciapiede dall’altro lato. I pochi spazi vuoti rimasti vengono riempiti da uomini, donne e bambini, come in un tetris, nella lenta missione di raggiungere l’altro lato della strada.
Nonostante questo le persone che passano di fianco sono sorridenti, quasi come se ignari della spazzatura sempre presente a bordo strada, delle scimmie e altri animali randagi in giro alla ricerca di cibo o dei decadenti palazzi, con cavi che spuntano qua e là ingarbugliati con meticoloso disordine.
Sembra la descrizione di un classico paese del terzo mondo, uno di quelli che gli occidentali immaginano come poveri, disorganizzati e dai mille problemi, ma non è propriamente così. Quella che abbiamo davanti è la capitale dell’India, la quinta potenza mondiale che cresce a dismisura sotto gli occhi di tutti.
Passato, presente e futuro
La repubblica dell’India (chiamata anche “Barhat” da molti indiani) è uno Stato federale dell’Asia meridionale che, grazie ai suoi 1,400 miliardi di abitanti si è aggiudicata dai primi mesi del 2023 il titolo di stato più popoloso al mondo, superando la vicina Cina.
Ufficialmente lo Stato Indiano nasce nel 1947, dopo una lunga e difficile lotta per l’indipendenza dalla Compagnia Britannica delle Indie Orientali, portata a termine soprattutto per la resistenza non violenta di Gandhi. Da quel momento, fino al 1991, è stata parecchio sovietizzata e guidata da mosse protezionistiche che hanno indebolito e chiuso il paese, per poi riaprirsi negli anni successivi ad innovazione, sviluppo e crescita.
Oggi l’India vede al governo Narendra Modi, nazionalista e conservatore di cultura Indù al potere dal 2014 con il suo partito, il BJP, che ironicamente (anche se non troppo) prende origine dal partito di estrema destra del quale faceva parte anche Nathuram Godse, assassino dello stesso Gandhi.
Narendra Modi però è molto più che un semplice presidente: è l’uomo che ha cambiato l’India come nessun altro.
Narendra Modi: il personaggio e le mosse politiche
Narendra Modi sale al potere nel 2014, dopo 10 anni sotto il governo social-democratico, forse anche aiutato dalla grossa fetta di popolazione Indù e dall’appoggio politico del celebre quanto discusso insegnante di Yoga Baba Ramdev. Il suo programma elettorale ha, tra i tanti, un obiettivo fondamentale: rendere l’India uno Stato sviluppato e potente.
Per fare questo per prima cosa emana il BRAP, un documento strategico-programmato ad aggiornamento annuale che punta a trasformare l’India nel primo hub manifatturiero globale. Le visioni di Modi sono parecchio chiare: vuole rendere l’India una diretta concorrente della Cina.
Il BRAP infatti consiste in riforme, stimoli per gli investimenti diretti esteri e difese protezionistiche, tutte volte al potenziamento dell’economia interna del paese.
Tra il 2011 e il 2019 la percentuale della popolazione che vive in povertà estrema viene dimezzata (andamento frenato solo dall’inevitabile botta del Covid) e l’economia del Paese attraversa un cambiamento rapido e generalmente positivo.
Persino la mossa economica del 2016 di eliminare dal commercio le banconote da 500 e 1000 rupie (5 e 10 euro), corrispondenti all’85% di quelle in circolazione, sembra una mossa azzardata, ma darà con il tempo risultati molto positivi nella lotta contro la corruzione e il riciclaggio.
Con il tempo l’India, in termini di PIL (ossia la misura del valore di tutte le merci ed i servizi finali di nuova produzione di un paese in un anno), supera Russia, Brasile, Canada, Italia, Francia e Regno Unito, entrando sempre di più a fare parte dell’élite degli Stati asiatici e globali.
Certo, la sua economia è ancora molto meno avanzata di quella di Giappone e Cina e il tenore di vita della sua popolazione è ancora molto lontano dai loro standard, ma non si può nemmeno dire che non abbiano fatto passi da giganti, specialmente dal punto di vista dello sviluppo tecnologico.
Sviluppi tecnologici ed economici
Secondo dei sondaggi l’India ha depositato solo nell’ultimo quinquennio 50.000 brevetti e raggiunto una quota di 100 startup definite “unicorni” (in termine tecnico, si definisce “unicorno” un’azienda emergente che arriva al valore di un miliardo di dollari senza essere quotata in borsa).
Attualmente l’India è la quinta potenza mondiale per PIL e terza per potere di acquisto, cioè la quantità di beni e servizi che possono essere acquisiti con una determinata valuta. Quello dell’India è un mercato prevalentemente interno, dal momento che quasi il 70% di tutto il PIL Indiano corrisponde a consumi interni. Ne è un esempio il fatto che l’India è la seconda produttrice al mondo di grano, nonostante solo una piccolissima parte di esso venga effettivamente esportato.
Che sia per le misure protezionistiche di Modi o per la forza lavoro di 476 milioni di individui, l’economia indiana sta crescendo a dismisura, sbaragliando tutte le previsioni degli analisti e puntando a diventare la terza economia mondiale entro il 2030, superando Germania e Giappone.
Persino l'apparentemente alto tasso di disoccupazione nella popolazione, se contestualizzato, ci può fare capire l'effettiva situazione di crescita che l'India sta vivendo, considerando che orbita sul 7.1% della popolazione. Per farvi capire meglio l'importanza di questo dato basta guardare la disoccupazione in Italia, che arriva al 7.3%.
Un ruolo molto importante nell'economia indiana è occupato da grossi conglomerati dal valore di centinaia di miliardi di dollari. Un esempio molto importante può essere quello di Adani Group, conglomerato multinazionale fondato solo nel 1988 che opera ed eccelle in logistica, gestione portuale (possiede porti in India, Australia e Israele), energia elettrica, miniere, energia rinnovabile, operazioni aeroportuali, olio, gas, difesa e armamenti, alimentazione, infrastrutture ed edilizia e tanto altro, con un totale di circa 23mila dipendenti.
Fino ad un anno fa Adani Group occupava il posto di secondo conglomerato più grande di tutta l'India, anche grazie agli appoggi più o meno visibili dello stesso Narendra Modi, solo dopo la Reliance Industries. Tutto questo fino all'inizio di quest'anno, quando nel giro di un mese ha perso 156 miliardi di dollari di valore a causa della scoperta di Hidenburg Research, una società di vendite allo scoperto, per cui alcuni dipendenti di Adani alteravano le performance societarie tramite una società falsa nelle Bermuda.
Attualmente il gruppo Adani (da sempre al centro di polemiche per denunce di aggiotaggio, irregolarità contabili, clientelismo, evasioni fiscali, danni ambientali e querela ai giornalisti) ha già recuperato circa un terzo del suo valore prima della crisi, ma non si può di certo ignorare la botta che tale crisi abbia fatto incassare all'India, segno dell'importanza che rappresenta per l'economia indiana.
Sviluppo nella difesa
Come sempre, quando si parla di Stati potenti e ricchi non si può non parlare anche di difesa e armi, specialmente in situazioni di importanza geopolitica come quella in cui l'India si trova (di questo parleremo più avanti).
L'esercito indiano è considerato la terza potenza mondiale, mentre sta al primo posto per forza lavoro militare (1.44mln di individui) e per "esercito volontario", considerando che 5.1mln di persone svolgono mansioni "volontarie" per conto del Ministero della Difesa indiano.
Nemmeno per tecnologie e sviluppo per la difesa l'India se la gioca malissimo, specialmente se partiamo dal presupposto che si tratta di uno stato armato di nucleare. Con più di 70 miliardi di dollari all'anno spesi per alimentare il settore della difesa, l'India è il più grande importatore di armi al mondo, importando il 12% della produzione mondiale ogni anno.
Le problematiche che l'India deve affrontare
India vs Pakistan
La tensione tra i due stati nasce nel 1947, quando il Regno Unito divide in maniera superficiale l'India Britannica in Pakistan e India, per poi "levare le tende" senza preoccuparsi delle conseguenze.
Il confine tra India e Pakistan (entrambi stati armati di nucleare) è tra i più militarizzati al mondo e vede dal 1947 scontri dichiarati e non. Entrambi si sono mossi nel corso del tempo per migliorare le relazioni, ma tra azioni terroristiche e asprezza tra i due popoli non ci si è mai avvicinati del tutto, specialmente se consideriamo l'attuale fragile situazione in cui il Pakistan si trova (video).
Il problema delle caste
Nonostante i numerosi tentativi da parte del governo di eliminare dal paese la questione delle caste, non si può dire che non sia un problema risolto.
Le caste nascono dall'Impero Britannico per scopi amministrativi e consistono in una divisione gerarchica della popolazione. In India esistono circa 3.000 caste e 25.000 sottocaste, una fittissima rete di gruppi sociali e lavorativi che creano non pochi problemi dal punto di vista sociale.
Nascere in una determinata casta significa essere destinato a farne parte per tutta la vita, che sia per questioni lavorative, sociali, di diritti, specialmente per la casta degli "intoccabili", lo strato più basso della popolazione spesso vittima di violenza e discriminazione.
Quindi, in breve, il sistema delle caste in India è come un gioco in cui le persone vengono divise in gruppi, alcuni considerati migliori di altri, e questo può causare disuguaglianze e discriminazioni. Il governo indiano sta cercando di risolvere questo problema con fondi e aiuti, ma è un problema complesso che richiede tempo per essere risolto.
Problemi sociali
- Il 35,5% dei bambini di età inferiore ai 5 anni è affetto da rachitismo (un difetto di ossificazione del tessuto osseo)
- Oltre 33 milioni di bambini in India sono malnutriti, oltre agli alti dati legati all'analfabetismo e alla malnutrizione
- Povertà, inquinamento, analfabetismo, corruzione, disuguaglianza, discriminazione di genere, terrorismo, disoccupazione, regionalismo, caste, alcolismo, abuso di droghe e violenza contro le donne sono solo alcuni dei problemi nella popolazione indiana
- L'India vive in una situazione di ampia multiculturalità, il che rende molto difficile la convivenza tra Indù, Musulmani, Cristiani e altre minoranze religiose e culturali, sfociando spesso in scontri e attentati tra le circa 2000 etnie presenti nel territorio
- C'è una disparità economica gigantesca, considerando che la maggior parte della popolazione vive nelle zone rurali e solo il 5% della popolazione detiene il 60% della ricchezza totale
- In media l'India ha 65 medici per ogni 100.000 abitanti, un numero preoccupante se consideriamo che la media globale è 150
La politica indiana
Uno dei maggiori problemi in termini di politica in India è la burocrazia, che spesso rende difficili gli stessi investimenti nel paese.
In aggiunta le mosse del governo nazionalista di Modi, seppur improntate ad una maggiore apertura sociale, vanno sempre associate a favoreggiamenti e prese di parte, specialmente nei confronti degli Indù, di cui anche Modi fa parte. Nonostante questo bisogna considerare un fattore interessante quanto discutibile: Modi è il politico con il consenso più alto al mondo, stabile al 71% della popolazione.
Ma quindi perché l'India continua a crescere?
La popolazione chiave
Non si può di certo non affermare che l'India abbia tanti abitanti e che "li sappia usare bene". Il punto di forza maggiore è la crescita costante ma controllata, a differenza di altri stati asiatici, che rende la popolazione numerosa ma gestibile, ma c'è anche un altro grosso punto a favore: l'età.
La popolazione indiana è molto giovane e, nonostante la parziale carenza di proposte per i giovani lavoratori, ha un enorme potenziale lavorativo che la rende molto appetibile per sviluppo tecnologico, manifatturiero e sociale.
Amici e... amici
La strategia geopolitica dell'India è tanto chiara quanto efficace: essere amica di tutti. Basta guardare ai vertici di potere e le relazioni internazionali per notarlo.
L'India fa parte del BRICS, dove ha un ruolo di rilievo, ma quest'anno è anche riuscita a ospitare il G20. Questo la rende estremamente potente ed influente nelle situazioni tra Oriente ed Occidente, paesi in via di sviluppo e nazioni affermate.
L'India inoltre collabora con Stati Uniti, Russia, Australia, Giappone, gli Stati del G20 e quelli del BRICS... Persino l'antagonismo con il Pakistan lascia spazio ad aiuti umanitari per la popolazione quando in difficoltà.
Tale comportamento, definito "valzer" da molte testate giornalistiche internazionali, le permette di avere un'influenza molto invidiabile. È proprio così che Modi può permettersi di girare tra i diversi tavoli dei vertici, dapprima trattando con l'Occidente per le future mosse economiche, per poi parlare con il "Global South" (gli stati in via di sviluppo del sud del mondo) e finire per esserne rappresentante a livello globale.
La concorrenza con la Cina
C'è però un'altra strategia molto importante che l'India ha adottato nel tempo: proporsi come sostituto alla Cina.
L'India e la Cina condividono tante e poche cose. Sono stati orientali dalla grande capacità manifatturiera, sono paesi emergenti in periodi di grande sviluppo economico e tecnologico, oltre al fatto che sono guidate da governi che hanno puntato molto sulla loro crescita esponenziale.
La Cina però spaventa parecchio gli stati occidentali, il che apre uno spiraglio i opportunità per l'India, seppur ancora meno avanzata dell'avversaria.
Relazioni internazionali con altri paesi, collaborazioni economiche e vertici vari fanno intendere l'interesse dell'Occidente di puntare su Nuova Delhi come valida alternativa a Pechino, considerata dall'India un vero e proprio "nemico commerciale" (questa è più una teoria che un'affermazione, soprattutto se consideriamo che Modi cerca di instaurare buoni rapporti anche con Xi Jinping, a proposito di "amici e amici").
Gli Stati Uniti
E poi arrivano loro, lo Stato che ha le mani in pasta ovunque senza che nemmeno ce ne accorgiamo.
La relazione con gli Stati Uniti è l'ultimo tassello che chiude un cerchio di successi economici, problemi sociali e altri successi economici.
Gli Stati Uniti vedono l'India come un'ancora di salvezza, grazie all'interesse comune dei due Paesi nel contrapporsi alla Cina. Gli USA puntano all'India perché ne è una valida alternativa e una "vicina di casa" del nemico, mentre l'India mira agli Stati Uniti per il loro livello tecnologico estremamente più alto degli altri Stati.
Questa collaborazione, tra vendita di armi, finanziamenti bilaterali, cooperazioni in ambito militare, vendita di tecnologie, materie prime e "simpatie reciproche" portate avanti per primo da Obama, rendono fondamentali i rapporti tra i due Paesi.
E se fosse stata proprio questa "amicizia" con gli Stati Uniti la chiave di vittoria indiana? E se invece ci fosse dell'altro?
"Il tempo dell'India è arrivato" [cit. Narendra Modi]



